DeJohnette-Coltrane-Garrison - In Movement (2016)

Qualcuno potrebbe obiettare “basta con omaggi a John Coltrane” ma quando si tratta del batterista Jack DeJohnette, che col sassofonista ha suonato, e addirittura del figlio Ravi, anche lui sassofonista, nonché del bassista Matthew Garrison, unico maschio di un altro grande componente di quel gruppo, il contrabbassista Jimmy, è inevitabile che si parta dalle origini.

Bisognerà, infatti, pur trovare un punto di partenza, un punto di unione, da cui muovere. E i tre protagonisti di questo album ECM, non a caso intitolato “In Movement”, lo hanno trovato in John Coltrane, di cui viene ripresa la composizione, emblema dei diritti civili, Alabama, e l’unione stile-Interstellar Space col percussionista Rashied Ali su Rashied. Lo hanno trovato in Jimmy Garrison, che insieme all’altro Jim(my), il chitarrista Hendrix, è dedicatario del brano Two Jimmys. Come anche in Serpentine Fire di Maurice White, storico leader degli Earth Wind & Fire, con cui lo stesso DeJohnette ha collaborato. Inoltre, come se non bastasse, c’è Blue in Green, che vede il batterista spostarsi al pianoforte, l’altro suo strumento, e il trio rendere omaggio ad uno dei pezzi più belli del disco “Kind of Blue” di Miles Davis (registrato, ancora una volta, neanche a dirlo, assieme a John Coltrane).

Ritenere però che si tratti semplicemente di un tribute-album sarebbe sbagliato, il tributo semmai è a sé stessi, alla loro coesione, alla loro voglia di suonare. Questo li ha spinti a dar vita al progetto in esame. Un progetto nato nel lontano 1992 al Brooklyn Museum per un one-off show e poi, più di vent’anni dopo, ripreso sotto forma di una serie di prove e concerti esplorativi, propedeutici alla vera e propria entrata in studio, avvenuta nell’ottobre del 2015 presso gli Avatar Studios di New York, in compagnia del boss della ECM Manfred Eicher, da cui è nato il disco.

Un disco pieno di rimandi ma soprattutto di gran bella musica. Si inizia da Alabama, evocativa e struggente. Si prosegue con la title-track, che nasce da un arpeggio di basso elettrico e viene poi condita dall’elettronica dello stesso Garrison e dalle sottili fusioni fra la batteria di DeJohnette e il sax di Coltrane. Si giunge a Two Jimmys, ancora a firma tripartita, caratterizzata da un linguaggio jazz-rock forse più vicino, anche per l’uso dell’elettronica, a Jim(my) Hendrix che non a Jimmy Garrison, ma in fondo se la fusion(e) è l’anima stessa del jazz, quello di Coltrane e del suo storico contrabbassista non può fare eccezione.

Blue in Green fa tornare su lidi più prettamente jazzistico-modali, ma alla fine non devìa più di tanto da una rilettura molto personale, aspetto che contraddistingue il sound e l’interplay stesso di questo trio, sempre estremamente aperto e originale (anche se qui la presenza del batterista al piano rimanda ad un’estetica vicina a Paul Bley o Keith Jarrett, tanto per restare in ambito ECM o comunque dejohnettiano). Pure Serpentine Fire mostra questa tendenza all’originalità: il materiale è chiaramente di stampo soul-funk e l’approccio compositivo R&B, ma tutto viene tradotto secondo un comune senso di appartenenza, secondo un vocabolario idiomatico che, una volta sviluppato, ammanta ogni cosa suonata.

Simile alla title-track, la dedica di DeJohnette alla moglie Lydia si apre sempre con un arpeggio di basso elettrico e con un po’ di elettronica, ma vira poi su un’atmosfera romantica ed avvolgente, in seguito all’entrata in scena della coloristica batteria del suo autore e del cangiante sax di Coltrane. Rashied è tutto un tripudio dialettico, di incontro-scontro fra percussioni e sopranino, micidiale nel suo evolversi e arrembante nel suo perpetrarsi, mentre Soulful Ballad, ancora a firma DeJohnette che stavolta però torna a sedersi al piano, è un brano cameristico e classicheggiante, impreziosito dagli interventi soavi di Coltrane e dall’intenso apporto di Garrison.

Insomma, se proprio volessimo tirare le somme, si tratta di un album denso di emozioni e condivisioni, che vale la pena ascoltare e assaporare.

Marco Maimeri

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