Charlie Ballantine – Reflections/Introspection: The Music of Thelonious Monk (2021)

Fa sempre piacere ascoltare giovani ragazzotti americani affrontare, fra l’altro alla chitarra, strumento solitamente impervio nel rendere le armonie e le melodie dei brani del pianista Thelonious Monk, questo tipo di repertorio, nondimeno con vocabolario e attitudine moderni, fra jazz, rock e folk.

Charlie Ballantine, considerato dalla critica uno dei più raffinati e versatili chitarristi della scena odierna, tanto da essere paragonato a John Scofield, Bill Frisell, Larry Coryell e Julian Lage, con “Reflections/Introspection: The Music of Thelonious Monk”, per la Green Mind Records, fa un ulteriore passo in avanti, coadiuvato da Amanda Gardier al sax alto, Jesse Wittman al basso e Chris Parker o Cassius Goens III alla batteria, rivitalizzando e affrontando in maniera assolutamente personale gemme monkiane quali Bemsha SwingUgly Beauty, Brilliant Corners, Green Chimneys, Evidence, Ask Me Now, Monk’s Dream e altre, fra cui le due che danno il nome all'album.

 

Nel 2018 aveva già compiuto un’operazione simile con “Life is Brief: The Music of Bob Dylan”, sempre per la Green Mind, ma ora la musica di Monk gli dà maggiore possibilità di rimanere, pur nei suoi mille salti e rivoli stilistici, acid-rock, country-folk e fusion, con i piedi ben piantati nel jazz, oltre a più opportunità di sviluppo armonico-improvvisativo nei pezzi.

 

Morbide e ariose le sue elucubranti Reflections. Scattosa e danzante la sempre intrigante Bemsha Swing. C’è grande sintonia fra ritmica e leader, frutto di reciproca conoscenza, umana e artistica, costante e ripetuta. Arzigogolata e grintosa la corroborante Off Minor, con un bell’assolo, ben articolato, di basso, e interventi esaustivi e ficcanti di batteria. Ugly Beauty si presenta evocativa e straniante, avvolgente e cangiante. Swingante e ossessiva Raise Four, reiterata ma altresì efficace, con un altro bell’assolo, ben calibrato, di Wittman. Bemsha Swing (Alternate Take) è una versione completamente nuova, più intima e introversa, parimenti stuzzicante e coinvolgente.

 

Pannonica (Solo) e Let’s Cool One pongono l’accento su soluzioni tecnico-espressive interessanti da parte della chitarra di Ballantine, in entrambi i brani in perfetta e completa solitudine, mentre Brilliant Corners, Green Chimneys, Introspection, Evidence, Monk’s Dream e Brilliant Corners (Alternate Take) – almeno nelle intenzioni iniziali, più simile alla prima take – mostrano la spigliata intesa che intercorre, ancora una volta fra ritmica e leader, ma soprattutto tra quest’ultimo e la sassofonista Gardier, all’unisono sui temi, per poi lanciarsi ognuno in un proprio “racconto improvvisato” all’interno del pezzo affrontato.

 

Decisamente più peculiare e confacente al jazz che si sta omaggiando, l’energetico e risoluto eloquio sfoggiato e apportato al gruppo dal sax alto. Delicato e suggestivo invece su Introspection, nel quale si segnala pure un caldo e snodato assolo di basso, su Ask Me Now, dove tutto è calato dentro un’incantevole atmosfera quasi da jazz club parigino, e infine su Monk’s Dream, in cui permane l’idea del sogno evocato sin dal titolo della composizione.


Marco Maimeri

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