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Andrea Pagani – You must believe in strings (2023)

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Se il secondo album è sempre più difficile nella carriera di un artista, il primo con gli archi non è da meno. Ma diciamolo subito: il pianista Andrea Pagani se la cava alla grande. Anche perché non sta esattamente al secondo album. Questo è il suo ottavo disco da solista: una  summa  di composizioni proprie, intense e “cantabili” (per dirla à la Petrucciani), suonate perlopiù in trio con Daniele Basirico a contrabbasso o basso elettrico e Massimiliano De Lucia alla batteria; arricchite dall’accompagnamento di una sezione archi arrangiata e diretta da Marcello Sirignano, presente anche al violino, e da prestigiosi ospiti solisti quali Juan Carlos Albelo Zamora a violino e armonica, Piercarlo Salvia al sax tenore, Flavinho Vargas Dos Santos a bongos e percussioni, Mimma Pisto alla voce, Alessandra D’Andrea al flauto e Fabio Cuozzo alle percussioni sinfoniche; nonché – e non è di poco conto per un progetto  with strings  – registrate meravigliosamente (un plauso va – come ricorda lo stes

Enrico Rava – Edizione Speciale (2021)

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“Se bisogna festeggiare, che si festeggi bene e in grande stile, con una bella  Edizione Speciale ”. Questo devono essersi detti Enrico Rava, alla soglia degli 80 anni, e Manfred Eicher, alla soglia, con la sua etichetta, dei 50 anni di carriera della ECM. E così nel lontano 2019 – “lontano” sì,  a.C. ,  ante Covid , quando si potevano ancora fare concerti dal vivo e non indossare mascherine né sul palco né in platea – decisero di registrare questo  live , al Jazz Middelheim di Anversa, Belgio, in cui il nostro più importante jazzista, trombettista e flicornista, figura chiave del jazz europeo, e mentore per generazioni di jazzisti italiani, accompagnato dal suo attuale quartetto, Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Enrico Morello alla batteria, e con ospiti Francesco Bearzatti al sax tenore e Giovanni Guidi al pianoforte, regalò al pubblico presente – stipato, ripeto, uno accanto all’altro, senza posti intermedi lasciati liberi, e senza mascherine d

Charlie Ballantine – Reflections/Introspection: The Music of Thelonious Monk (2021)

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Fa sempre piacere ascoltare giovani ragazzotti americani affrontare, fra l’altro alla chitarra, strumento solitamente impervio nel rendere le armonie e le melodie dei brani del pianista Thelonious Monk, questo tipo di repertorio, nondimeno con vocabolario e attitudine moderni, fra jazz, rock e folk. Charlie Ballantine, considerato dalla critica uno dei più raffinati e versatili chitarristi della scena odierna, tanto da essere paragonato a  John Scofield, Bill Frisell, Larry Coryell e Julian Lage,  con “Reflections/Introspection: The Music of Thelonious Monk”, per la Green Mind Records, fa un ulteriore passo in avanti, coadiuvato da Amanda Gardier al sax alto, Jesse Wittman al basso e Chris Parker o Cassius Goens III alla batteria, rivitalizzando e affrontando in maniera assolutamente personale gemme monkiane quali  Bemsha Swing ,  Ugly Beauty, Brilliant Corners,  Green Chimneys, Evidence,   Ask Me Now, Monk’s Dream   e altre ,  fra cui le due che danno il nome all'album.   Nel 2018

Zavalloni-Fresu-Arcelli-Rubino-Bardoscia-Quartetto Alborada – popOFF! (2021)

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In Italia due sono le manifestazioni canore imprescindibili: il Festival di Sanremo e lo Zecchino d’Oro. Se per il primo Pippo Baudo e Pippo Caruso coniarono lo slogan-canzone “Perché Sanremo è Sanremo”, sostituito negli ultimi anni da “Tutti cantano Sanremo”, lo Zecchino d’Oro non ha mai avuto slogan ma tante bellissime canzoni, che hanno portato comunque molte persone a desiderare di “cantare lo Zecchino”. Una di queste è Cristina Zavalloni, interprete jazz e di musica colta contemporanea, ma anche “figlia d’arte”, dato che suo padre Paolo Zavalloni - alias Zavallone - è stato direttore musicale dell’Antoniano di Bologna dal 1989 al 2003. Quando Paolo Fresu, trombettista eclettico e grande organizzatore di progetti discografici e non, le ha proposto di rivisitare in chiave jazz alcune canzoni dello Zecchino d’Oro, la mitica manifestazione canora di bambini famosa in tutto il mondo, per omaggiare Bologna che lo aveva accolto fin dagli anni ’80 e che nel 2017 gli aveva conferito il pre

Dave Brubeck – Lullabies (2020)

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Un disco per grandi e piccini. Questa l’intenzione di Dave Brubeck alla soglia dei 90. Il suo ultimo album in studio e il suo ultimo in assoluto, uscito postumo a otto anni dalla morte, avvenuta un paio d’anni dopo questa registrazione, nel 2012. L’intento era realizzare un progetto che mettesse in comunicazione, e sullo stesso piano dialettico e dilettevole, famiglie e bambini. Per questo, il repertorio varia da canzoni per l’infanzia a standard e originali dello stesso pianista americano, qui impegnato allo strumento solista. Per la Verve, poi, etichetta storica cui si deve la pubblicazione dell’album, è stato anche un modo per far riscoprire, conoscere ex novo e di certo apprezzare, un’icona della musica del Novecento, non solo jazz, dallo stile inconfondibile, a beneficio di nonni, padri, madri e figli-nipoti, che cullati come bambini dalle note e dalle melodie familiari e non di questo disco, potranno sicuramente divertirsi e addentrarsi insieme nel fantastico mondo sonoro di Dav

European Jazz Trio – Baby Jazz Shark (2020)

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Conosciuti soprattutto per le loro versioni   easy-listening   di celebri brani rock, pop, del repertorio classico, nonché ovviamente jazz, questo trio costituito da Marc van Roon al pianoforte, Frans van der Hoeven al contrabbasso e Roy Dackus alla batteria, ora si avventura nel mondo della musica per bambini con il singolo a due tracce “Baby Jazz Shark” (Audioguy Records), ossia il tormentone su una famiglia di squali che insegue un branco di pesci, Baby Shark, rivisitato sia in chiave jazz (lato A) sia in versione swing (lato B). Come da tradizione del gruppo, e in generale della cosiddetta  easy-listening-jazz , più che prettamente le improvvisazioni, comunque apprezzabili e ben tornite, ciò che spicca sono gli arrangiamenti; anche perché si tratta quasi sempre di pezzi piuttosto inusuali nei repertori della maggior parte delle jazz band, dedite perlopiù a originali o standard. Inoltre sono adattamenti semplici e facili da ascoltare, ma allo stesso tempo intriganti e divertenti; il